Veg-nutella ovvero crema spalmabile alle nocciole e cacao

veghella

Tutti conosciamo la popolarissima crema spalmabile alle nocciole e cacao di invenzione italiana e ormai venduta in tutto il mondo. Tanto pubblicizzata e osannata anche come ideale per i bambini in realtà non è per nulla così salutare come vogliono farci credere.
Tra gli ingredienti al primo posto c’è lo zucchero (ben il 56%) e al secondo oli vegetali non meglio identificati, il che vuol dire che si tratta quasi sicuramente olio di palma, nocivo alla salute perché ricco di grassi saturi ma anche all’ambiente per i metodi poco ortodossi con cui viene prodotto (provate a cercare qualche info in proposito sul web). Poi finalmente troviamo nocciole e cacao ma anche latte scremato in polvere e siero di latte in polvere, che rendono il prodotto non adatto ai vegani e agli intolleranti. Ultima la vanillina che non ha nulla a che vedere con la naturale vaniglia ma è una sostanza del tutto artificiale, prodotta chimicamente in laboratorio.
Per fortuna esistono in commercio diversi prodotti molto simili ma più buoni, naturali e biologici, sebbene a volte un po’ costosi. La cosa strana è che meno ingredienti ci sono, più questi sono salutari, più si alza il costo… Allora? Produciamola in casa in modo facile ed economico, senza zucchero né grassi aggiunti, vi assicuro che questa versione è altrettanto golosa di quella classica pur essendo più sana e più leggera.  Attenzione perché dà dipendenza!

Ingredienti per un vasetto:
150 g nocciole tostate
80 g sciroppo d’agave
20 g cacao amaro in polvere
60/70 g circa di latte di riso o di soia al cioccolato
1 punta di cucchiaino di vaniglia naturale in polvere 

IMG_5627Con un macinacaffé o macinaspezie frullate le nocciole (meglio dividerle in due o tre parti) fino a ridurle prima in polvere e poi, quando avranno rilasciato il loro olio, in pasta morbida. Continuate a frullare, fermandovi ogni tanto per mescolare con un cucchiaino, fin quando otterrete una pasta più omogenea e meno granulosa possibile. (In alternativa potete frullarle anche con un piccolo mixer o tritatutto, a lungo fin quando diventeranno una crema). Poi ponete la pasta/crema di nocciole nel bicchiere del minipimer a immersione insieme allo sciroppo d’agave, il cacao, il latte di riso o di soia e la vaniglia. Frullate bene fino ad ottenere una consistenza cremosa e meno granulosa possibile. Riponete in un vasetto e conservate in frigorifero. Si conserva per diversi giorni ma non credo che arriverà a durare più di due 🙂

La veg-nutella, vegella o veghella o come la volete chiamare è perfetta da spalmare sul pane o sulle fette biscottate (meglio se integrali e senza olio di palma) a colazione o a merenda. Ma se volete un dessert veramente sfizioso provatela con le crepes! Eccone una versione senza glutine adatta ad essere farcita con ripieni dolci:

IMG_4860Ingredienti per 4 crepes circa:
25 g farina di ceci
25 g amido di mais 
25 g fecola di patate
150 ml latte di riso

Mescolate fra loro gli ingredienti secchi e unite a poco a poco il latte amalgamando bene con una frusta fino ad ottenere una pastella semiliquida e senza grumi. Fate riposare per almeno mezz’ora, poi procedete alla preparazione delle crepes seguendo il procedimento che trovate qui. Quando le crepes sono tutte cotte farcitele una ad una mettendole nuovamente sulla padella calda, spalmate la veg-nutella, cospargete a piacere con granella di nocciole e ripiegate in quattro. Servite subito.

Cavolfiori, broccoli e verza gratinati alla besciamella di riso

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Il latte di riso autoprodotto secondo la ricetta che trovate qui, non essendo per nulla dolce e restando piuttosto denso, è perfetto per realizzare un’ottima besciamella, addensata con farina di riso, giusto per restare “in tema” e rafforzarne il sapore. Ho voluto utilizzarla per un gratin al forno, inaugurando così la stagione dei cavoli, cavolfiori, broccoli & Co., un toccasana per la salute, con proprietà antinfiammatorie, antiulcerose e antitumorali.
PS: Il suddetto latte di riso autoprodotto va benissimo anche per addolcire e dare un morbido effetto “vellutato” ai passati di verdure, soprattutto se a base di cavoli e cavolfiori.

Ingredienti per 4 persone:
250 g cimette di cavolfiore biancofoto 33
250 g cimette di broccoletto verde
200 g foglie di verza
1 cipolla
olio EVO, sale, pepe
Per la besciamella di riso:
500 ml latte di riso autoprodotto (vedi ricetta qui)
30 g olio EVO
30 g farina di riso
sale, noce moscata

Lessate le cimette in abbondante acqua bollente salata (prima quelle di cavolfiore e dopo 5 minuti unite quelle di broccoletto che hanno un tempo di cottura minore) fino a quando diventano morbide ma non sfatte.  Nel frattempo affettate sottilmente la cipolla e fatela imbiondire con un cucchiaio d’olio e un pizzico di sale, poi unite la verza tagliata a listarelle e un mestolo d’acqua di cottura delle cimette. Coprite e lasciate cuocere fin quando la verza sarà morbida e l’acqua completamente asciugata.
Preparate la besciamella scaldando in un pentolino l’olio, poi, fuori dal fuoco, unite la farina di riso amalgamandola e formando una pastella. Rimettete la pentola sul fuoco e versate il latte a poco a poco continuando a mescolare per non formare grumi. Portate a bollore per un paio di minuti mescolando, poi salate e aggiungete un’abbondante grattata di noce moscata.
Quando le cimette sono cotte scolatele e disponetele su una teglia, copritele con due terzi della besciamella, poi versate sopra la verza e infine la besciamella rimasta. Completate con una spruzzata di pepe nero macinato al momento e infornate a 200 gradi per circa 20 minuti.

Paste di grani antichi e legumi della tradizione italiana

IMG_5694La maggior parte del grano duro oggi in commercio deriva da una varietà conosciuta col nome di Creso, ottenuta negli anni ’70 con modificazioni genetiche attraverso irradiazioni di raggi gamma. Alcuni ritengono che l’aumento esponenziale dei casi di intolleranze al glutine possa in qualche modo essere collegato a questa tipologia di grano, spesso di bassa qualità, con cui sono fatti la maggior parte dei prodotti da forno e le paste che abitualmente consumiamo. Ultimamente, per fortuna, sono state riscoperte e valorizzate alcune antiche varietà, coltivate da secoli in aree ristrette di varie regioni d’Italia e del mondo ma da tempo dimenticate. Tra queste i frumenti duri Timilia e Russello, tradizionali produzioni locali siciliane, il grano Senatore Cappelli, il cui nome è dedicato a Raffaele Cappelli, senatore del Regno d’Italia che alla fine dell”800 aveva sostenuto le riforme agrarie in Puglia, il Graziella RA, dedicato alla figlia dell’archeologo che lo portò in Italia dall’Egitto negli anni ’70 e a Ra, il dio del sole per gli antichi egizi, e non dimentichiamo il farro, la più antica tipologia di frumento coltivato dall’uomo, l’alimento base delle legioni romane, oggi diffuso soprattutto nelle regioni dell’Italia centrale.
E’ proprio in Centro Italia, Gino Girolomoniin provincia di Pesaro Urbino, che ha sede la cooperativa agricola Girolomoni, azienda bio che ho conosciuto alla fiera SANA di Bologna lo scorso settembre. Fondata nel 1971 da Gino Girolomoni, saggista, imprenditore e pioniere dell’agricoltura biologica in Italia, è cresciuta negli anni, commercializzando i suoi prodotti inizialmente con il marchio “Alce Nero”, poi, staccatasi da questo, come “Montebello” ed oggi con il marchio “Girolomoni” in onore del suo fondatore, scomparso nel 2012. Tra i prodotti di punta dell’azienda ci sono sicuramente le paste di grani antichi Graziella RA®, Senatore Cappelli e Farro Triticum Dicoccum, ma anche degli ottimi legumi nostrani, ovvero ceci, lenticchie e borlotti, tutto sapientemente coltivato con metodo biologico nelle colline marchigiane e umbre. Nelle ricette che seguono ho cercato di valorizzare il più possibile le tre tipologie di pasta abbinando a ciascuna un legume diverso, nel tentativo di creare dei piatti che richiamassero la buona e sana tradizione contadina ma con un tocco di eleganza moderna.
IMG_5699Spaghetti di grano Graziella RA con lenticchie rosse di montagna

Ingredienti per 4 persone:
320 g spaghetti di grano Graziella RA
200 g lenticchie rosse secche
1 cipolla, 1 carota, 1 gambo di sedano, 4 pomodori piccadilly, sale, olio EVO

Mettete a bagno le lenticchie in acqua fredda e nel frattempo pulite e tagliate a pezzetti piccoli cipolla, carota e sedano. Soffriggeteli in una casseruola con 2 cucchiai d’olio fin quando si ammorbidiranno. Sbollentate per un minuto i pomodori e privateli della buccia, poi tagliateli a pezzetti e uniteli al soffritto, mescolate e lasciate insaporire qualche minuto. Infine scolate le lenticchie, sciacquatele sotto l’acqua corrente e unitele alle verdure, fate insaporire un paio di minuti e poi aggiungete 700 ml d’acqua. Coprite e lasciate sobbollire a fuoco lento, dopo circa 30/40 minuti dovrebbero essere cotte e l’acqua quasi completamente asciugata, a questo punto aggiungete il sale. Prelevate poi due mestoli di lenticchie e frullatele a crema. Cuocete gli spaghetti al dente e conditeli con la crema di lenticchie e un goccio d’olio. Impiattate disponendo gli spaghetti al centro e le lenticchie che avete lasciato intere tutt’intorno.
IMG_5707Penne integrali di Farro Triticum Dicoccum con ceci e zucca

Ingredienti per 4 persone:
320 g penne integrali di farro Triticum Dicoccum
200 g ceci secchi
1 pezzetto di alga Kombu, 1 foglia di alloro
400 g zucca gialla pesata già pulita
timo fresco o rosmarino tritato
1 grosso porro, sale, olio EVO

Mettete a bagno i ceci per 24 ore insieme all’alga kombu che li renderà più morbidi e digeribili, cambiando l’acqua un paio di volte. Poi scolateli, sciacquateli sotto l’acqua corrente e metteteli a cuocere coperti insieme alla stessa alga e una foglia di alloro. Dopo circa un paio d’ore saranno cotti (se vi sembrano ancora un po’ duri aggiungete un pizzichino di bicarbonato, mescolateli e fateli cuocere ancora 5 minuti) aggiungete il sale solo a fine cottura. Nel frattempo tagliate il porro a rondelle e la zucca a dadini e soffriggeteli insieme a due cucchiai d’olio. Dopo qualche minuto unite 150 ml circa di brodo vegetale e lasciate cuocere coperto fin quando il tutto sarà morbido e il brodo quasi completamente asciugato. Frullate a questo punto la zucca insieme a 200 g di ceci cotti e scolati fino ad ottenere una crema liscia. Cuocete la pasta al dente e conditela con la crema di zucca e ceci. Impiattate aggiungendo una manciata di ceci interi e foglioline di timo fresco o rosmarino tritato.
IMG_5728Fusilli Senatore Cappelli con fagioli borlotti e funghi porcini

Ingredienti per 4 persone:
320 g fusilli Senatore Cappelli
200 g fagioli borlotti secchi
4 pomodori piccadilly
1 pezzo di alga kombu, 1 foglia di alloro
300 g funghi porcini 
1 spicchio d’aglio
Olio EVO, sale, prezzemolo fresco

Mettete a bagno i fagioli per 24 ore insieme all’alga kombu che li renderà più morbidi e digeribili, cambiando l’acqua un paio di volte. Poi scolateli, sciacquateli sotto l’acqua corrente e metteteli a cuocere coperti insieme ai pomodori interi sbollentati per un minuto e spellati, 800 ml circa d’acqua, la stessa alga dell’ammollo e una foglia di alloro. Dopo circa un’ora e mezza saranno cotti (se vi sembrano ancora un po’ duri aggiungete un pizzichino di bicarbonato, mescolateli e fateli cuocere ancora 5 minuti) aggiungete il sale solo a fine cottura. Nel frattempo pulite i funghi, tagliateli a cubetti e trifolateli in padella con un paio di cucchiai d’olio e lo spicchio d’aglio tagliato a metà e privato dell’anima. Una volta cotti aggiungete una manciata di prezzemolo tritato e teneteli in caldo. Quando i fagioli saranno cotti eliminate l’alga e l’alloro, prelevatene due mestoli abbondanti e frullateli a crema insieme ai pomodori, al fondo di cottura e un cucchiaio d’olio. Cuocete la pasta al dente e saltatela per un minuto nella padella insieme ai funghi. Impiattate disponendo la crema di fagioli al centro e la pasta tutt’intorno, decorando con fagioli interi e foglie di prezzemolo.

Intervista a Stefano Momenté

foto MomentéHo avuto occasione di incontrare Stefano alla fiera SANA di Bologna dove ha tenuto un’interessante conferenza insieme a Sara Cargnello sui benefici del crudismo (vedi questo post in proposito) e ho avuto il piacere e l’onore di intervistarlo.
E’ uno dei pionieri dell’alimentazione vegana e crudista in italia, giornalista, scrittore, editore, grafico e consulente pubblicitario, nel mondo della comunicazione dal 1985, giornalista dal 1988. Nel 2001 ha fondato Vegan Italia (associazione nazionale per una corretta informazione sul veganismo/vegetarismo), in seguito sito informativo, ora nuovamente associazione.
Ha lanciato il circuito Ristoranti Verdi ed è stato per anni membro di Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana. Promuove la scelta vegana con conferenze, corsi, seminari, articoli, libri. Veganitalia Cooking School è la sua scuola di cucina itinerante per la diffusione della cultura vegan e crudista.foto libri Momenté

So che sei un “veterano” dello stile di vita vegan, come hai iniziato questo percorso e perché?
Ormai sono passati quasi 30 anni. Avvenne a causa di un malessere interiore che avevo da un po’ di tempo e non riuscivo a spiegarmi. E ad un’illuminazione. Era il febbraio 1985. Rientrando a casa un giorno mi resi conto, guardandoli entrambi, che la mia amata cagnolina era esattamente uguale al coniglio spellato sul tavolo della cucina. Che senza peli e pelle sarebbero stati davvero identici. Così siamo tutti nell’essenza. Non ci sono categorie. L’etica è stata perciò la molla che mi ha obbligato a decidere e mi ha convinto sempre più, nel tempo, di aver fatto la scelta giusta.

Sei conosciuto soprattutto come autore di libri sull’alimentazione vegetariana, vegana e crudista ma svolgi anche un’intensa attività divulgativa con la tua associazione Vegan Italia, ce ne parli un po’?
Vegan Italia nasce nel settembre 2001. Dapprima come semplice sito informativo, poi come associazione. Ha come sede la rete. La sua attività si svolge principalmente attraverso questo potente mezzo di diffusione. Ma non solo. Cerca in tutti i modi di promuovere un’informazione completa, libera, critica e consapevole, per dare a chiunque la possibilità di decidere senza preconcetti e chiusure in merito allo stile di vita e all’alimentazione da seguire. Per fare ciò,Vegan Italia attinge a tutte le fonti possibili, raccogliendo documenti, studi e statistiche e provvedendo alla loro diffusione, fornendo anche consigli e suggerimenti a tutti coloro che ne fanno espressa richiesta. Da qualche anno Vegan Italia, sempre per gli stessi motivi, è anche scuola di cucina. Una scuola di cucina un po’ particolare, perché parliamo molto anche di nutrizione e lifestyle.

Cosa consiglieresti ad un onnivoro che per ragioni etiche e/o di salute, vuole diventare vegano? Meglio un passaggio graduale o un cambiamento netto?
E’ squisitamente caratteriale. Alcune persone decidono di passare al veganismo in modo drastico. Altre preferiscono un approccio più graduale. La seconda modalità permette di effettuare una transizione più fisiologica e dà il tempo di provare molti nuovi modi di soddisfare le esigenze nutrizionali. Ovviamente mi riferisco soprattutto al lato alimentare.
L’obiettivo è apportare dei cambiamenti facilmente sostenibili nel tempo, che siano anche nutrizionalmente corretti. Per cominciare si può analizzare la propria dieta, preparando una lista dei cibi che si consumano abitualmente. Tra questi si identificano i cibi a base vegetale considerandoli come punto di partenza. Con i cibi preferiti si può programmare il consumo di un pasto vegano più volte in una settimana, aumentando man mano che si riesce a rivisitare le proprie ricette preferite a base di carne. Lo spezzatino, ad esempio, può essere preparato usando fagioli, seitan o tofu al posto della carne; la carne del ragù può essere sostituita con seitan o verdure saltate in padella.Si possono cercare nuove ricette nei libri di cucina e provare nuovi prodotti nei negozi di alimenti biologici.

Uno dei tuoi libri si intitola “Figli Vegan”, perché secondo te è bene educare i figli sin da piccoli ad un’alimentazione vegana e qual è la tua esperienza di genitore?
Le diete vegetariane e vegane soddisfano pienamente le esigenze nutrizionali di bambini e ragazzi. Non lo dico io, ma l’Associazione dei Dietisti Americani (ADA) che lo ripete nelle sue posizioni biennali dal 1987. Ovviamente ci vuole attenzione. Ma recenti ricerche rivelano addirittura, ad esempio, che le diete vegane per bambini superano addirittura le dosi raccomandate per molti nutrienti e come i bambini vegani abbiano un introito più elevato di fibre e ridotto di grassi totali, grassi saturi e colesterolo rispetto ai bambini onnivori. Le accuse di provocare carenze proteiche, vitaminiche (B12 e D) e di sali minerali (Calcio, Ferro e Zinco) mosse a tali diete da alcuni medici sono dovute a casi sporadici, segnalati nella letteratura medica, di bambini malnutriti per ignoranza o per fanatismo ideologico dei genitori. Al contrario un’alimentazione vegana equilibrata, anche se differisce dai canoni dietetici più seguiti, non è affatto contraria alle indicazioni dietetiche espresse da organismi nazionali, quale l’Istituto Nazionale della Nutrizione, attraverso i Larn (Livelli di assunzione raccomandati dei nutrienti) e internazionali quali l’Organizzazione Mondiale per la sanità, attraverso il Codice Europeo contro il Cancro. Tali indicazioni si riferiscono, in particolare, all’opportunità di una riduzione percentuale di grassi di origine animale, di un contenimento nell’assunzione di proteine animali e di una corretta assunzione di oligoelementi, fibre vegetali e polisaccaridi complessi.
In merito ai miei figli, loro, al contrario di me, hanno un’alimentazione a base vegetale dalla nascita. Sono sempre stati benissimo e la loro pediatra (che non ha mai saputo di questa scelta) ha sempre valutato i loro parametri perfettamente nella media. Ora, mio figlio, che ha quasi quindici anni, ed è vegano, è alto 1.85.

l tuo libro “Solo Crudo”, scritto insieme a Sara Cargnello, parla di crudismo vegan, perché è consigliabile e quali sono i benefici per la salute?
Il crudismo consiste nell’eliminazione di qualunque cottura degli alimenti. Il crudista, infatti, assume solo cibi crudi. Questo per conservare intatti tutti i valori nutritivi dei cibi, che con la cottura si impoveriscono di alcune delle componenti fondamentali per una buona e corretta nutrizione. I vantaggi del crudismo sono molteplici: le vitamine e i sali minerali presenti negli alimenti restano intatti, la digestione viene stimolata, l’intestino ripulito, l’organismo viene disintossicato e idratato. Nella sua forma più perfetta ed eletta, il crudismo esclude ogni alimento animale.

Non pensi che un’alimentazione 100% crudista sia un po’ estrema e difficile da seguire con costanza soprattutto in inverno? Che ne pensi ad esempio di sostituire uno dei due pasti principali con sola frutta (integrando magari anche con un po’ di frutta secca, noci e semi) e riservare all’altro pasto cereali integrali, legumi e verdure cotte e crude?
Non è difficile. Crudo non significa freddo. Si possono preparare delle deliziose zuppe crudiste, riscaldate fino ai 40 gradi, quindi senza arrivare alla cottura e gustarle calde. Ma va benissimo anche quanto proponi tu. L’importante è inserire quanto più crudo possibile nella propria dieta.

Ultimamente si parla spesso di ritornare alla nostra originaria natura di “animali” erbivori e frugivori, è anche vero però che l’uomo si distingue dagli altri animali perché ad un certo punto supera la natura e crea la cultura. Come sostiene Michael Pollan nel suo libro “Cotto”, nasce così l’atto del cucinare che trasformando la natura in cultura ci caratterizza come esseri umani, tu cosa ne pensi?
Che cultura non supplisce a natura. Noi possiamo imparare a cucinare, possiamo anche mangiare sassi se vogliamo, ma la nostra natura di frugivori resta tale. Se mangiamo in modo inadeguato alla lunga i danni si fanno. Ma questo è dimostrato dalla lunga lista di patologie con le quali gli umani combattono.

Ci dai una tua ricetta preferita, cotta o cruda che sia?
Una cotta, molto semplice. Una delle mie preferite.
Pennette sabbiate, un primo semplice, veloce e gustoso. Per 4 persone.
350 gr di pennette lisce
crusca tostata o pangrattato (da tostare)
noce moscata, paprika, erba cipollina
shoyu, sale, olio extravergine d’oliva
Cuocere la pasta in abbondante acqua salata. Una volta scolata rimetterla nella pentola con un filo d’olio, mescolare e aggiungere la crusca tostata o il pangrattato fatto tostare in un padellino con un po’ d’olio. Se ne aggiunge tanta quanto serve a dare un aspetto “sabbiato” alla pasta. Poi un pizzico di noce moscata, paprika a piacere, erba cipollina e una spruzzata di shoyu per legare il tutto. Mescolare e servire.

Grazie mille! Proveremo sicuramente la tua ricetta 🙂

Piadina integrale homemade con salsa tartara, fagiolini, pomodorini, mais ecc.

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Domattina presto parto per Bologna per seguire il SANA, Salone Internazionale del biologico e del naturale. C’ero stata anche l’hanno scorso (vedi questo post in proposito) e avevo trovato tutto molto interessante, soprattutto il VEGANFEST, grande padiglione all’interno della fiera, tutto dedicato al mondo vegan. Quest’anno però è diverso Testata6Bloggerperché sarò una delle blogger ufficiali della manifestazione e seguirò i vari eventi, conferenze, showcooking, presentazioni ecc. in tempo reale, commentandoli con post e foto sulla mia pagina Facebook. Ovviamente sul blog farò poi un bel reportage completo (magari anche due) sulla fiera e su ciò che mi ha colpito o che mi è piaciuto di più. Sono molto contenta di essere stata scelta, sarà certo una bella maratona, ma non vedo l’ora!
Ora vi lascio una ricettina semplice ma, come al solito, molto golosa (giusto perché stasera mi sentivo in vena di piadina romagnola, ovviamente autoprodotta e opportunamente rivisitata 🙂 ) e ci vediamo al SANA! Se non ci sarete seguitemi sulla pagina Facebook e sul blog!

Ingredienti per 4 piadine:
250 g farina integrale bio (anche di farro)
130 ml circa d’acqua tiepidaIMG_5656
1 punta di cucchiaino di bicarbonato oppure di cremor tartaro (o tutti e due)
7 g sale fino

Ingredienti per la salsa tartara:
una dose di maionese veg fatta secondo questa ricetta)
4 cetriolini sott’aceto (o in agrodolce)
1 cucchiaio di capperi sott’aceto
4 olive verdi denocciolate
un mazzetto d’erba cipollina
una manciata di prezzemolo fresco

Per le piadine:
Mescolate la farina col bicarbonato e/o il cremor tartaro e con il sale, poi unite a filo l’acqua impastando con le mani fino a formare un impasto bello morbido che farete riposare in una ciotola per mezz’ora ricoperto con un panno umido o da pellicola trasparente (per evitare che si IMG_5649secchi a contatto con l’aria). Trascorso la mezz’ora di riposo riprendete l’impasto e dividetelo in 4 palline da circa 100 g ciascuna, stendetele con un mattarello piuttosto sottili cercando di dare loro una forma più regolare possibile. Scaldate bene una padella a fuoco vivace e cuocete le piadine da entrambi i lati per pochi minuti bucherellandole con una forchetta facendo attenzione che non si brucino.
Per la salsa tartara:
Preparate la maionese secondo la ricetta che trovate qui lasciando la maionese nel boccale del minipimer o del frullatore. Poi unite i cetriolini e le olive a pezzetti e i capperi sciacquati e ben strizzati e date un’altra frullata. Ponete la salsa in un contenitore e unite l’erba cipollina e il prezzemolo tritati molto fini. Riponete in frigorifero fino all’utilizzo.
Farcite le piadine con abbondante salsa, foglie di lattuga, pomodorini, fagiolini cotti al vapore, olive a rondelle e chicchi di mais, ma potete variare le verdure a piacere.
PS: potete scegliere se farcire e chiudere le piade alla maniera classica oppure presentarle aperte su un piatto da mangiare con coltello e forchetta.

Vellutata di taccole con fusilli di farro e pomodorini

IMG_5574Da quando l’anno scorso alla fiera “Sana” di Bologna ho scoperto la pasta integrale di farro non la mollo più, la trovo particolarmente saporita e mi piace gustarla con condimenti cremosi senza amalgamarla ma semplicemente adagiata sopra, come ad esempio in questa ricetta.
Adesso vi propongo invece una versione estiva con le taccole (detti anche piattoni o piselli mangiatutto) che in questo periodo l’orto ci fornisce in grandi quantità. Dopo averle IMG_5577mangiate diverse volte al naturale, lessate e condite con un filo d’olio oppure insieme alle patate e/o al pomodoro, ho voluto provare a frullarle per farne una sfiziosa vellutata color verde pisello, semplicissima e squisita, da gustare tiepida e abbinare a riso, cereali o, come in questo caso, pasta!
PS: Io preferisco non abbondare con la quantità di pasta, visto che quella integrale di farro sazia e la vellutata riempie già abbastanza il piatto, ma fate voi, se avete particolarmente fame aumentate le dosi e avrete un ottimo piatto unico!

Ingredienti per due persone:
600 g taccole 
120 g pasta integrale di farro bio
una manciata di pomodorini pachino

olio EVO, sale, origano, basilico

Pulite le taccole eliminando le punte e tagliandole a metà. Portate a bollore un litro abbondante d’acqua, salate e buttate le taccole. Fatele cuocere fin quando diventano molto tenere, poi scolatele, conservando l’acqua di cottura e frullatele insieme a due cucchiai d’olio EVO saporito e 4 o 5 cucchiai d’acqua di cottura, dovrete ottenere una crema bella liscia e vellutata. Aggiustate eventualmente di sale e fate intiepidire.
Riportate a bollore l’acqua di cottura delle taccole, eventualmente allungandola un po’, e buttate la pasta di farro. Quando la pasta è cotta scolatela, versate la crema di taccole tiepida sul fondo dei piatti, adagiate sopra la pasta e condite con un filo d’olio EVO, pomodorini pachino tagliati a metà, una spolverata di origano e qualche foglia di basilico. Piatto da gustare tiepido.

Dahl di lenticchie rosse con riso basmati speziato

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Uno dei miei piatti preferiti quando vado al ristorante indiano è il Dahl (o Dal) di lenticchie, una zuppa speziata di legumi decorticati, accompagnata da riso pulao, ovvero riso basmati pilaf aromatico. Ho cercato di riprodurlo più di una volta ma non è stato facile IMG_4877capire quali spezie occorrevano e dosarle nel modo giusto… per fortuna mi sono venuti in aiuto un bel libro di ricette indiane vegetariane (acquistato lo scorso settembre al Sana di Bologna) e l’interessantissimo workshop di cucina ayurvedica di Simone Salvini che ho seguito a metà dicembre (già non vedo l’ora che ci sia il prossimo!). La cucina ayurvedica è simile a quella indiana vegetariana ma se ne differenzia perché non contempla le fritture, dosa le spezie e il piccante in modo più moderato e non fa uso di aglio e cipolla. Per il dahl ho preso spunto IMG_4744dal libro e per il riso da una delle ricette del workshop. Il risultato è stato davvero molto interessante, i due sapori si combinano bene, il dahl più deciso e pungente, leggermente piccante, il riso più delicato e aromatico. Le spezie potete trovarle al Naturasì e da Altromercato (acquistabili anche online), ma si trovano anche nei negozi alimentari etnici.

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Ingredienti per 4 persone:
Per il riso:
250 g riso basmati integrale
750 ml acqua
5 g sale
2 g curcuma
2 bacche di cardamomo
2 chiodi di garofano
2 grani di pepe
2 foglie di alloro
1/2 stecca di cannella
olio d’oliva q. b.

Per il Dahl:
300 g lenticchie rosse decorticate
1,5 l acqua
2 cucchiaini rasi di curcuma
2 cucchiaini rasi di coriandolo in polvere
1 cucchiaino di radice di zenzero fresco tritata finemente
1 cucchiaino raso di sale
4 cucchiai di olio d’oliva
1 cucchiaino raso di semi di cumino leggermente pestati col mortaio
1 cucchiaino raso di garam masala (mix di spezie indiane, il mio è della Sonnentor)
peperoncino rosso in polvere a piacere

coriandolo o prezzemolo fresco per decorare

Iniziate dal riso facendo bollire l’acqua con il sale. Coprite il fondo di una casseruola con l’olio d’oliva e fatevi rosolare per un paio di minuti tutte le spezie eccetto la curcuma. Poi unite la curcuma e infine il riso che dovrete tostare bene girando spesso con un cucchiaio di legno. Versate infine l’acqua bollente e coprite abbassando il fuoco al minimo (le spezie rimarranno a galla così quando il riso sarà cotto poi sarà facile eliminarle). Lasciate sobbollire a fuoco bassissimo senza aprire il coperchio né mescolare. La cottura del riso basmati integrale dovrebbe durare circa 35/40 minuti, al termine dei quali l’acqua si dovrebbe asciugare del tutto ma verso la fine controllate ogni tanto che non si sia asciugata prima. L’importante è tenere il fuoco basso e non mescolare mai, altrimenti i chicchi si romperanno e rilasceranno amido, si appiccicheranno e rischierete l’effetto risotto, che con la cucina indiana proprio non c’entra nulla! Quando il riso sarà cotto eliminate le spezie e lasciate riposare coperto per una mezz’oretta.
Mentre cuoce il riso preparate la zuppa sciacquando le lenticchie sotto l’acqua corrente e versandole in una pentola capiente insieme all’acqua fredda, la curcuma, il coriandolo e lo zenzero. Portate a ebollizione mescolando ogni tanto e fate bollire per circa 20 minuti o almeno fino a quando le lenticchie si saranno sfatte. Se la zuppa è ancora troppo liquida fate bollire ancora un po’ senza coperchio a fuoco vivace per farla asciugare, in ogni caso non deve essere troppo densa. Quando è pronta aggiungete il sale, il peperoncino e il garam masala. In un pentolino scaldate l’olio e fate rosolare i semi di cumino. Versate poi l’olio aromatizzato sulla zuppa, io preferisco filtrarlo eliminando il cumino il cui sapore molto deciso prenderebbe il sopravvento, ma se vi piace potete lasciarlo. Coprite e lasciate insaporire qualche minuto. Poi impiattate distribuendo il dahl sul fondo dei piatti e sopra il riso, decorando con coriandolo o prezzemolo fresco.

Polenta ai broccoli con porri stufati

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Credevate che la polenta fosse un piatto tipico solo del nord Italia? E che la carne, i formaggi e i funghi fossero gli unici modi di accompagnarla? Invece no, in Calabria se ne fa una versione “mediterranea” molto saporita con i broccoletti, perfetta per l’inverno.
IMG_4844Quando l’ho scoperta me ne sono innamorata! La base si fa semplicemente con i broccoli e un buon olio extavergine d’oliva, a piacere poi si può ulteriormente insaporire con cipolle o cipollotti e un po’ di salsa di pomodoro. Io preferisco invece i porri, più delicati e aromatici oltre che di stagione.
Se avete tempo e pazienza scegliete una buona farina di mais bramata, possibilmente bio e integrale (evitate la taragna, il grano saraceno le da’ una nota di amaro che secondo me con questa ricetta non ci sta). Se invece come me non avete tempo (e neppure molta voglia) di stare più di un’ora a mescolare, usate pure quella istantanea, ma anche in questo caso preferitela sempre integrale (io la trovo al Naturasì della Baule Volante), non è solo più sana ma anche più saporita!

Ingredienti per 4 persone:
250 g farina per polenta istantanea meglio se integrale
1 broccolo da circa 400 g
1 porro grosso
olio EVO
sale grosso

Lavate il broccolo e separate i gambi dalle cimette, tagliate i primi a pezzetti e lasciate le seconde intere. Portate a bollore un litro e mezzo d’acqua, aggiungete un cucchiaino raso di sale grosso e buttate dapprima i gambi. Dopo 5 minuti unite le cimette e lasciate bollire a fiamma vivace per altri 10 minuti o comunque fin quando i broccoli saranno morbidi ma non sfatti. Poi con una schiumarola estraeteli, scolateli bene e teneteli da parte conservando il brodo di cottura. Nel frattempo tagliate a rondelle sottili il porro e fatelo stufare in padella con due o tre cucchiai di olio EVO.
Nell’acqua di cottura bollente dei broccoli cuocete la polenta versandola a pioggia e mescolando energicamente con un cucchiaio di legno per non formare grumi. Quando è quasi pronta unite i broccoletti (lasciando da parte qualche cima per la decorazione) e i porri stufati. Date un’ultima mescolata e lasciate riposare prima di gustare!
IMG_4840Io di solito la verso in un’insalatiera di ceramica leggermente unta e la lascio riposare e compattare per una decina di minuti (la preferisco tiepida e non bollente, così i sapori si sentono di più!). Poi la sformo su un piatto piano da portata e la servo a fette a mo’ di torta decorando con le cime di broccoli rimaste e magari un filo d’olio a crudo che non guasta mai. Se avanza l’indomani è ancora più buona!

Chi sono

giulia-4Sono originaria di Noto, in Sicilia, ma vivo a Milano dal 1998. Dopo la laurea in lingue e un’esperienza decennale in ambito editoriale sono riuscita a trasformare la mia passione per la cucina in professione diventando food blogger e cuoca vegana a tempo pieno.
Ho frequentato i corsi di macrobiotica presso la “Sana Gola” di Milano, seguito diversi workshop di cucina vegana gourmet tenuti dallo chef Simone Salvini nonché alcuni seminari di cucina crudista. Ultimamente ho approfondito la mia formazione seguendo i corsi della Joia Academy, dello chef stellato Pietro Leemann,
Collaboro per consulenze con nutrizionisti, scrivo articoli e ricette per riviste, organizzo piccoli catering per eventi e per conferenze sulla sana alimentazione, corsi di cucina pratici e teorici (sono docente presso la FunnyVeg Academy), cooking show, buffet e aperitivi.
Sono stata una delle blogger ufficiali delle ultime tre edizioni della fiera SANA di Bologna, salone internazionale del biologico e del naturale.
Nel dicembre 2014 è uscito il mio primo libro: “A tavola con Giulia, 100 ricette sane e gustose” edito da Novalis e a maggio 2016 il secondo: “Bimbo Sano Vegano – Guida facile per mamma e bambino”, edito da Mondadori, di cui sono coautrice insieme alla nutrizionista Michela De Petris e al pediatra Pietro La Monaca.

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Questo è un blog dedicato alla mia grande passione: l’Arte della cucina. Vegetariana dal 2007 e vegana dal 2013, sono un po’ animalista e un po’ ecologista, piuttosto salutista ma anche una buona forchetta e golosa di dolci, mi attrae la macrobiotica anche se non ne condivido alcuni principi, sono tendenzialmente favorevole al crudismo (da anni pranzo quasi sempre con sola frutta e mangio tantissimo crudo) ma non riuscirei mai a praticarlo in modo esclusivo. Adoro la cucina indiana e ayurvedica, il sushi veg e le spezie ma anche le erbe aromatiche mediterranee e i piatti tipici della tradizione contadina dell’Italia meridionale. Mi piacciono il tofu e il tempeh e mi diverto a cucinarli in modo creativo, sono attratta dai cosiddetti “superfoods” ma se mi date un semplice piatto di pasta e fagioli mi rendete felice.

Creare piatti che siano etici, quindi senza uccisione nè sfruttamento dei nostri amici animali, sani, evitando olio di palma, zucchero bianco, farine raffinate ecc., e al tempo stesso gustosi, golosi e belli da vedere è per me una vera sfida! La mia vuole essere una cucina alla portata di tutti e fattibile da tutti, anche da chi non è vegano né un cuoco provetto ma è disposto a sperimentare e mettersi alla prova senza pregiudizi. Attingo spesso alla tradizione regionale italiana e talvolta anche di altri paesi, ma rinnovandola a modo mio, i tradizionalisti “puristi” non me ne vogliano…
Le ricette pubblicate non contengono nè carne, nè pesce nè derivati animali e utilizzo il più possibile ingredienti freschi, di stagione e biologici.

Seguitemi anche su: Facebook: www.facebook.com/lamiacucinavegetale
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Instagram: https://www.instagram.com/la_mia_cucina_vegetale/

PS: Sono disponibile a organizzare lezioni di cucina, buffet, brunch, cene e aperitivi 100% veg. Se interessati contattatemi via email: [email protected]

Cultura dell’alimentazione: eventi e iniziative presso l’Az. Agr. Cassani Bio


Vorrei spendere qualche parola per illustrarvi alcune delle attività organizzate presso l’Azienda Agricola Cassani Bio con la quale collaboro già da un po’ di tempo. Sono soddisfatta di queste collaborazioni, mi permettono di imparare e sperimentare sul campo la Mia Cucina Vegetale, abituarmi a cucinare per grandi quantità e contribuire a diffondere la cultura della buona e sana alimentazione. Le materie prime da cui si parte sono eccellenti: verdure, ortaggi, frutta, legumi, cereali, farine, tutto biologico e biodinamico, italiano e a km 0.

La serata “Divertiamoci a cucinare” si tiene una volta al mese (vedi il mio post in proposito qui). E’ una sorta di lezione di cucina con cena conviviale dove mostriamo la preparazione di alcuni piatti e coinvolgiamo la gente a partecipare attivamente mettendo “le mani in pasta”.  Abbiamo ad esempio imparato a fare il sushi vegetale col riso Carnaroli e le verdure, la maionese di soia, le crocchette di patate al forno, le crepes di farina di ceci con besciamella di soia e gli sfiziosi tartufini al cocco e mandorle.

Poi ci sono gli AperiBIO settimanali che stanno riscuotendo molto successo. Più che aperitivi sono delle vere e proprie cene, con ricco buffet che accontenta tutti, vegetariani, vegani e onnivori. E da bere birre artigianali locali, vini DOC, succhi e centrifugati di frutta bio… Tra i piatti che di solito prepariamo farinata di ceci, riso integrale con verdure al curry, insalata russa con maionese vegetale, cruditè di verdure con maionese vegetale, patè di pomodori secchi, insalate fresche con salsa di yogurt alle erbe, insalata di azuki, hummus di ceci, erbette saltate con aglio novello, patè di ceci e capperi, coste gratinate, il “pesce felice”, zuppa di ceci o di legumi misti, polpette di farro al curry…


Altre iniziative interessanti di questi ultimi mesi che quasi sicuramente si ripeteranno dopo l’estate sono state la serata di assaggio e degustazione degli oli extravergine d’oliva di cui ho parlato qui e le conferenze della Dott.ssa Pasanisi. La Dott.ssa, medico nutrizionista e specialista in medicina preventiva presso Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano, tiene periodicamente delle conferenze dove spiega i principi di una sana alimentazione che contribusca alla prevenzione delle più comuni e purtroppo diffuse malattie. Segue la cena che cerca di rispecchiare il più possibile quanto il pubblico ha ascoltato durante la conferenza, per cui niente prodotti animali e via libera a cereali integrali, pane integrale, legumi, ortaggi, verdure e dolci senza zucchero. L’ultima volta ho proposto ad esempio lo sformato di miglio e lenticchie, la mousse di limone e mandorle e i bocconcini dolci alle uvette che hanno riscontrato successo tra il pubblico e l’approvazione da parte della dottoressa 🙂

Tofu al forno con erbe aromatiche


Dopo il tofu strapazzato di Simona e il cheescake salato alle olive ecco un altro modo semplice e saporito di cucinare il tofu. Questa è una ricetta che ho imparato al corso di cucina macrobiotica presso La Sana Gola di Milano lo scorso autunno, in una versione leggermente riveduta e corretta.

Ingredienti per due persone:
150 g di tofu
1 cucchiaio salsa di soia (tamari)
4 cucchiai acqua
2 cucchiai olio EVO
erbe aromatiche secche
(io ho usato timo, maggiorana, origano e rosmarino)

Tagliare il tofu a fettine sottili, disporle in una teglia su un solo strato e irrorarle con la salsa di soia, l’olio e l’acqua. Cospargere di erbe aromatiche e lasciar marinare per almeno un’ora, poi infornare a 200 gradi per 15/20 minuti fin quando il liquido si è quasi del tutto asciugato. Servire con insalata a piacere. Nella foto carote e salsa di yogurt alle erbe fresche.

Gelato di banana


Con il caldo arriva la voglia di gelato, fresco, cremoso e dolce, ma quanta panna, quanti grassi, zuccheri e calorie!
Per una sana alternativa che è anche etica e golosa provate il gelato di banana, se userete banane molto mature (con la buccia quasi nera per intenderci) non ci sarà nessun bisogno di zucchero e avrete un gelato super cremoso che in quanto a golosità che non ha nulla da invidiare a quelli tradizionali!
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Ingredienti per 2 coppe grandi o 3 piccole:

3 banane grandi molto mature
(le mie del commercio equo e solidale)

il succo di un’arancia piccola e dolce
cacao amaro in polvere q.b.
(il mio del commercio equo e solidale)

cannella in polvere q.b.

Tagliate le banane a rondelle sottili e riponetele in un contenitore nel freezer per almeno 24 ore, devono ghiacciare completamente. Dopodichè mettetele in un mixer (se sono molto attaccate fra di loro fatele a pezzi con le mani) insieme al succo d’arancia e iniziate a frullare prima ad intermittenza e poi continuativamente, mescolando ogni tanto con un cucchiaio. Quando la consistenza diventa cremosa e liscia come quella del gelato mettete nelle coppette e spolverate sopra cacao o cannella a piacere. E’ ottimo anche al naturale guarnito con una fetta d’arancia o rondelle di banana.
IMG_4930Con questa ricetta ho vinto il contest “IoCucinoEquo” promosso da Altromercato , è stata la ricetta più votata nella categoria Dessert!
Il premio era un abbonamento digitale alla rivista Cucina Naturale e un graditissimo pacco di prodotti assortiti Altromercato.

Cupcakes cocco e cioccolato


Ultimamente vanno di gran moda, colorati (con coloranti spesso artificiali) e decorati in vari modi. Questi li ho inventati io di sana pianta, utilizzando uno dei miei abbinamenti preferiti: cocco e cioccolato! Sono semplicissimi e richiedono pochi ingredienti, basta solo avere un pochino di pazienza prima per riempire i pirottini e poi per decorarli con la crema.
Con questa ricetta partecipo al giveaway promosso da IoVeg insieme a Verdevero. Andate sulla pagina facebook di IoVeg e votatela grazie!

Ingredienti per una ventina di dolcetti:
100 g farina T2 (semintegrale)
50 g cocco grattugiato più altri 20 g circa per decorare
150 ml acqua
25 ml olio di semi di girasole (circa 20 g)

80 g zucchero di canna integrale
mezza bustina di lievito per dolci
Per la crema:
30 g cacao amaro
120 g zucchero di canna integrale
50 g maizena
1/2 l latte d’avena o di soia

Amalgamate gli ingredienti secchi: farina, cocco, lievito e zucchero. Emulsionate a parte olio e acqua e poi versateli a poco a poco sui secchi mescolando bene. Distribuite una cucchiaiata di composto in ciascuno degli appositi pirottini di carta forno, riempiendoli per circa 2/3 e infornateli a 180 gradi per 20 minuti circa (controllate la cottura perchè dipende dal forno che avete).
In un pentolino fate sciogliere lo zucchero nel latte, poi versate a pioggia la maizena e il cacao setacciati (altrimenti è più difficile sciogliere i grumi). Mescolate bene con una frusta e mettete sul fuoco continuando a mescolare fino a quando la crema si addensa e inizia a bollire. Toglietela dal fuoco e fatela intiepidire mescolando ogni tanto, poi riempite una sac à poche e decorate i vostri cupcakes. Spolverate sopra il cocco, fate raffreddare bene e godetevi il risultato!
PS: questi dolcetti sono buonissimi anche senza crema, magari arricchendoli con gocce di cioccolato fondente mescolate all’impasto e/o lasciate cadere sopra prima di infornarli.

Passione Extra Vergine

Si parla tanto di vini e corsi di sommelier ma pochi ancora conoscono e sanno apprezzare la qualità di un buon olio extra vergine d’oliva. Come per un buon vino DOC siamo disposti a spendere un po’ di più, dovremmo fare altrettanto per l’olio, anche perchè a mio parere una buona cucina tradizionale italiana non può assolutamente fare a meno di un olio d’oliva come si deve. A maggior ragione una sana alimentazione che elimina o riduce al minimo i grassi animali deve puntare su grassi vegetali di ottima qualità che hanno l’enorme vantaggio non solo di essere privi di colesterolo ma di arricchirci di preziosi polifenoli, vitamina E e Omega 3.
Per questi motivi ho partecipato con grande interesse ad una serata di degustazione con mini-corso sull’assaggio e riconoscimento dell’olio d’oliva organizzata presso l’Azienda Agricola Cassani.
Dopo una breve introduzione storica, geografica e tecnica l’esperto ci ha dato una scheda di valutazione dove all’assaggio dei vari oli, dovevamo indicare le impressioni e le qualità percepite. Abbiamo degustato ben sette tipi di oli, due stranieri e cinque italiani, tra cui un toscano e due siciliani, entrambi provenienti dai monti Iblei, zona collinosa in provincia di Ragusa.
Per assaggiare l’olio si usano appositi bicchierini: i professionisti li usano di vetro blu per non essere influenzati dal colore che, come ho imparato, non è indicativo di maggiore o minore qualità, ma è solo una caratteristica intrinseca del prodotto, noi abbiamo usato i più pratici di plastica.
Per prima cosa si scalda il bicchierino con le mani, una sotto e una sopra per coprirlo, in modo da non far evaporare gli aromi, poi si procede all’esame olfattivo e poi si assaggia un piccolo sorso cercando di distribuirlo dalla punta ai lati della lingua e della bocca aspirando un po’ d’aria. Quindi si gusta aspettando che vengano fuori a poco a poco tutte le sensazioni. La qualità di un olio è molto legata all’intensità, varietà, gradevolezza ed equilibrio di queste sensazioni.
Con l’esame olfattivo si scopre una grande varietà di profumi e sfumature che prima per me erano davvero impensabili! Ad esempio aromi che ricordano l’erba fresca, il carciofo, le foglie o il frutto del pomodoro, la noce, la mandorla, sono considerati positivi e ricercati e vengono raggruppati nel termine Fruttato. Per quanto riguarda i difetti possono essere di vari tipi e già all’olfatto si percepiscono, ad esempio un odore di fieno o erba secca indica un’ossidazione o irrancidimento mentre il  “Riscaldo”  è dovuto ad olive che hanno fermentato dopo la raccolta e prima della lavorazione. Se addirittura sulle olive si è sviluppata la muffa si percepisce il suo odore nell’olio! Trovate qui un piccolo vocabolario di tutti i possibili pregi e difetti con relative sensazioni.
L’esame gustativo dovrebbe confermare le sensazioni olfattive e in generale, se l’olio è buono, oltre al fruttato dovremmo percepire anche il Piccante e l’Amaro. Dipende poi dalle specifiche varietà l’equilibrio o il predominare dell’una o dell’altra caratteristica. Ad esempio l’olio toscano che abbiamo assaggiato aveva una spiccata nota di amaro che lo rendeva adatto a condire carni o legumi dal sapore deciso, mentre i due di provenienza siciliana avevano una predominanza del piccante ed erano più indicati per pesce, verdure e insalate.
Per quanto mi riguarda, essendo cresciuta in Sicilia, ricordo sempre con piacere il buon olio che produceva mio zio dagli uliveti di famiglia, che purtroppo adesso non ci sono più. Era verde intenso, fruttato e piccantino, simile ai due siciliani che abbiamo assaggiato, anche se certamente meno ricco di aromi e profumi quindi non così pregiato. Per il futuro credo che userò un prodotto più standard (ma comunque sempre e solo extravergine d’oliva italiano e di buona qualità) per le cotture, mentre per i condimenti a crudo acquisterò il Siculum DOP che mi ricorda il sapore della mia infanzia e adolescenza in Sicilia e che, tra l’altro, si sposa benissimo con la mia cucina vegetale.
PS: nella foto in alto il mio hummus di ceci condito con olio EVO biologico DOP e paprika dolce.

Il biologico


Una cucina vegetariana sana e naturale non può prescindere da materie prime fresche, di qualità e soprattutto biologiche, meglio ancora se biodinamiche, specie quando si tratta di cereali, frutta e verdura che devono essere privi di residui di pesticidi, concimi chimici ecc. Molti lamentano il fatto che il biologico costi caro ma a mio parere vale senza dubbio la pena di investire nel bio il risparmio derivato dal non acquistare carne e pesce.
A parte qualche grosso centro commerciale, il reparto bio dei normali supermercati di solito non è fornitissimo ma per fortuna i negozi Naturasì, di cui sono una grande estimatrice, sono abbastanza diffusi in molte parti d’Italia e spesso offrono sconti interessanti (nonché prodotti tipicamente “vegan” come tofu, tempeh e seitan che altrove sono ancora piuttosto difficili da trovare e in ogni caso più costosi.)
Una valida alternativa sono i servizi di consegna a domicilio come Bioexpress, Ortoegusto, Portanatura, Biobox per citarne alcuni. Magari si spende un po’ di più ma si ha il vantaggio di ricevere comodamente a casa verdure, ortaggi e prodotti provenienti da aziende locali o comunque italiane.  La spesa veramente consapevole, infatti, oltre che biologica dovrebbe essere anche il più possibile a km 0, in modo da avere garanzia di maggior freschezza, meno inquinamento derivato dai lunghi trasporti e sostenere le piccole realtà locali, spesso d’eccellenza, anziché alimentare il business delle grandi multinazionali.
A questo proposito io ho la fortuna di avere vicino casa l’azienda agricola Cassani di Sedriano e tutte le volte che posso mi rifornisco direttamente da loro. Certificata biologica e in conversione biodinamica (ma di fatto tutte le coltivazioni sono al 100% con metodo biodinamico) vende direttamente sia ai privati sia ai gruppi d’acquisto. Chi si iscrive alla mailing list riceve settimanalmente il listino dei prodotti disponibili che possono essere ordinati e ritirati direttamente da loro. Tutto garantito freschissimo e appena raccolto! E si possono acquistare anche prodotti trasformati come minestroni sottovuoto, sughi, pesti, vellutate, sottoli e un ottimo dado vegetale completamente naturale. Inoltre, in seguito ad accordi con altre aziende bio, la maggior parte del parco agricolo di Milano, è possibile trovare anche farine di vario tipo, legumi secchi, riso, olio e frutta.
Quindi il mio suggerimento è: mangiate sano, etico, biologico, nel rispetto dell’ambiente, della natura e degli animali e sostenete il più possibile i piccoli e virtuosi produttori.