Cultura dell’alimentazione: eventi e iniziative presso l’Az. Agr. Cassani Bio


Vorrei spendere qualche parola per illustrarvi alcune delle attività organizzate presso l’Azienda Agricola Cassani Bio con la quale collaboro già da un po’ di tempo. Sono soddisfatta di queste collaborazioni, mi permettono di imparare e sperimentare sul campo la Mia Cucina Vegetale, abituarmi a cucinare per grandi quantità e contribuire a diffondere la cultura della buona e sana alimentazione. Le materie prime da cui si parte sono eccellenti: verdure, ortaggi, frutta, legumi, cereali, farine, tutto biologico e biodinamico, italiano e a km 0.

La serata “Divertiamoci a cucinare” si tiene una volta al mese (vedi il mio post in proposito qui). E’ una sorta di lezione di cucina con cena conviviale dove mostriamo la preparazione di alcuni piatti e coinvolgiamo la gente a partecipare attivamente mettendo “le mani in pasta”.  Abbiamo ad esempio imparato a fare il sushi vegetale col riso Carnaroli e le verdure, la maionese di soia, le crocchette di patate al forno, le crepes di farina di ceci con besciamella di soia e gli sfiziosi tartufini al cocco e mandorle.

Poi ci sono gli AperiBIO settimanali che stanno riscuotendo molto successo. Più che aperitivi sono delle vere e proprie cene, con ricco buffet che accontenta tutti, vegetariani, vegani e onnivori. E da bere birre artigianali locali, vini DOC, succhi e centrifugati di frutta bio… Tra i piatti che di solito prepariamo farinata di ceci, riso integrale con verdure al curry, insalata russa con maionese vegetale, cruditè di verdure con maionese vegetale, patè di pomodori secchi, insalate fresche con salsa di yogurt alle erbe, insalata di azuki, hummus di ceci, erbette saltate con aglio novello, patè di ceci e capperi, coste gratinate, il “pesce felice”, zuppa di ceci o di legumi misti, polpette di farro al curry…


Altre iniziative interessanti di questi ultimi mesi che quasi sicuramente si ripeteranno dopo l’estate sono state la serata di assaggio e degustazione degli oli extravergine d’oliva di cui ho parlato qui e le conferenze della Dott.ssa Pasanisi. La Dott.ssa, medico nutrizionista e specialista in medicina preventiva presso Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano, tiene periodicamente delle conferenze dove spiega i principi di una sana alimentazione che contribusca alla prevenzione delle più comuni e purtroppo diffuse malattie. Segue la cena che cerca di rispecchiare il più possibile quanto il pubblico ha ascoltato durante la conferenza, per cui niente prodotti animali e via libera a cereali integrali, pane integrale, legumi, ortaggi, verdure e dolci senza zucchero. L’ultima volta ho proposto ad esempio lo sformato di miglio e lenticchie, la mousse di limone e mandorle e i bocconcini dolci alle uvette che hanno riscontrato successo tra il pubblico e l’approvazione da parte della dottoressa 🙂

Passione Extra Vergine

Si parla tanto di vini e corsi di sommelier ma pochi ancora conoscono e sanno apprezzare la qualità di un buon olio extra vergine d’oliva. Come per un buon vino DOC siamo disposti a spendere un po’ di più, dovremmo fare altrettanto per l’olio, anche perchè a mio parere una buona cucina tradizionale italiana non può assolutamente fare a meno di un olio d’oliva come si deve. A maggior ragione una sana alimentazione che elimina o riduce al minimo i grassi animali deve puntare su grassi vegetali di ottima qualità che hanno l’enorme vantaggio non solo di essere privi di colesterolo ma di arricchirci di preziosi polifenoli, vitamina E e Omega 3.
Per questi motivi ho partecipato con grande interesse ad una serata di degustazione con mini-corso sull’assaggio e riconoscimento dell’olio d’oliva organizzata presso l’Azienda Agricola Cassani.
Dopo una breve introduzione storica, geografica e tecnica l’esperto ci ha dato una scheda di valutazione dove all’assaggio dei vari oli, dovevamo indicare le impressioni e le qualità percepite. Abbiamo degustato ben sette tipi di oli, due stranieri e cinque italiani, tra cui un toscano e due siciliani, entrambi provenienti dai monti Iblei, zona collinosa in provincia di Ragusa.
Per assaggiare l’olio si usano appositi bicchierini: i professionisti li usano di vetro blu per non essere influenzati dal colore che, come ho imparato, non è indicativo di maggiore o minore qualità, ma è solo una caratteristica intrinseca del prodotto, noi abbiamo usato i più pratici di plastica.
Per prima cosa si scalda il bicchierino con le mani, una sotto e una sopra per coprirlo, in modo da non far evaporare gli aromi, poi si procede all’esame olfattivo e poi si assaggia un piccolo sorso cercando di distribuirlo dalla punta ai lati della lingua e della bocca aspirando un po’ d’aria. Quindi si gusta aspettando che vengano fuori a poco a poco tutte le sensazioni. La qualità di un olio è molto legata all’intensità, varietà, gradevolezza ed equilibrio di queste sensazioni.
Con l’esame olfattivo si scopre una grande varietà di profumi e sfumature che prima per me erano davvero impensabili! Ad esempio aromi che ricordano l’erba fresca, il carciofo, le foglie o il frutto del pomodoro, la noce, la mandorla, sono considerati positivi e ricercati e vengono raggruppati nel termine Fruttato. Per quanto riguarda i difetti possono essere di vari tipi e già all’olfatto si percepiscono, ad esempio un odore di fieno o erba secca indica un’ossidazione o irrancidimento mentre il  “Riscaldo”  è dovuto ad olive che hanno fermentato dopo la raccolta e prima della lavorazione. Se addirittura sulle olive si è sviluppata la muffa si percepisce il suo odore nell’olio! Trovate qui un piccolo vocabolario di tutti i possibili pregi e difetti con relative sensazioni.
L’esame gustativo dovrebbe confermare le sensazioni olfattive e in generale, se l’olio è buono, oltre al fruttato dovremmo percepire anche il Piccante e l’Amaro. Dipende poi dalle specifiche varietà l’equilibrio o il predominare dell’una o dell’altra caratteristica. Ad esempio l’olio toscano che abbiamo assaggiato aveva una spiccata nota di amaro che lo rendeva adatto a condire carni o legumi dal sapore deciso, mentre i due di provenienza siciliana avevano una predominanza del piccante ed erano più indicati per pesce, verdure e insalate.
Per quanto mi riguarda, essendo cresciuta in Sicilia, ricordo sempre con piacere il buon olio che produceva mio zio dagli uliveti di famiglia, che purtroppo adesso non ci sono più. Era verde intenso, fruttato e piccantino, simile ai due siciliani che abbiamo assaggiato, anche se certamente meno ricco di aromi e profumi quindi non così pregiato. Per il futuro credo che userò un prodotto più standard (ma comunque sempre e solo extravergine d’oliva italiano e di buona qualità) per le cotture, mentre per i condimenti a crudo acquisterò il Siculum DOP che mi ricorda il sapore della mia infanzia e adolescenza in Sicilia e che, tra l’altro, si sposa benissimo con la mia cucina vegetale.
PS: nella foto in alto il mio hummus di ceci condito con olio EVO biologico DOP e paprika dolce.

Pan di spagna con crema calda al cioccolato

Ieri sera c’è stata presso il B&B Le Petit Fleur di Sedriano una cena vegana di beneficienza a favore dell’associazione no profit “Gattosamente Miao” che si occupa delle colonie feline nei territori di Bareggio, Sedriano e San Pietro all’Olmo. La cena è stata preparata dal signor Pietro del B&B con gli ottimi prodotti biologici a km 0 dell’azienda agricola Cassani: patè di pomodori secchi, insalata di riso venere e verdure, farinata di ceci, risotto mantecato al pesto di asparagi, verdure gratinate e patate al forno.
Tutto senza ingredienti di origine animale 🙂

Io ho avuto il piacere di preparare il dolce: pan di spagna senza uova (la ricetta l’ho presa da qui personalizzandola un pochino) con crema calda al cioccolato. Così abbiamo reso felici gli amici pelosi, la nostra pancia e le nostre papille gustative. Ecco la ricetta:

Ingredienti:
200 g di farina T2 (semintegrale)
100 g di fecola di patate
170 g di zucchero di canna integrale 
una bustina di lievito per dolci
100 ml di olio di semi (mais o girasole)
250 ml d’acqua
vaniglia in polvere q.b.
buccia d’arancia grattugiata q.b.

Per la crema al cioccolato:
500 ml di latte d’avena
120 g di zucchero di canna
30 g di cacao amaro (il mio era equo e solidale)
30 g di maizena

Per il pan di spagna: unire gli ingredienti secchi, fare un’emulsione con l’acqua e l’olio e versare a poco a poco sui secchi amalgamando bene con una frusta. Versare il composto in una teglia da 26 cm e infornare a 180 C° per circa mezz’ora (fate sempre la prova dello stecchino per verificare che il dolce sia cotto bene all’interno). Lasciar raffreddare completamente prima di tagliare.
Per la crema: in un pentolino far sciogliere lo zucchero nel latte, unire la maizena e il cacao setacciati mescolando bene fino ad eliminare gli eventuali grumi. Mettere sul fuoco e far addensare mescolando. Appena raggiunge il bollore spegnere il fuoco e versare caldo sulle fette di pan di spagna.

Quando il risotto va a braccetto col sushi

Oggi vorrei raccontarvi della bella serata che ho trascorso insieme agli amici del B&B Le Petit Fleur e dell’azienda agricola biodinamica Cassani. Circa una volta al mese, presso gli stessi locali del B&B a Sedriano si tengono delle simpatiche cene conviviali ispirate al tema “divertiamoci a cucinare”, dove appunto ci si diverte cucinando e degustando gli ottimi prodotti bio e a Km 0 di varie aziende locali. Organizzatore e promotore dell’evento è il signor Pietro Cassani che prepara i piatti della tradizione rinnovandoli con la fantasia sulla base di ciò che offre la natura nei suoi ritmi stagionali.
All’ultimo incontro di Aprile il protagonista è stato il riso Carnaroli cucinato in doppia versione, risotto e sushi. E sì, perché la società multiculturale e multietnica in cui viviamo ha i suoi risvolti anche in cucina dove a volte le tradizioni italiane locali si incontrano con ricette etniche di paesi lontani e la cultura dei piatti popolari si sposa con ingredienti di alta qualità.  Così, mentre il signor Pietro cucinava un originale risotto mantecato con pesto di asparagi, mandorle e olio extravergine d’oliva, io sono stata gentilmente invitata a preparare e a mostrare la preparazione del mio sushi vegetale, utilizzando il Carnaroli e le verdure biodinamiche di stagione dell’azienda Cassani. Alcuni si sono anche divertiti a “mettere le mani in pasta” o meglio “in riso” sperimentando personalmente che fare il sushi in casa non solo non è difficile ma è anche divertente.
Una delle cose che amo di più della cucina è la grande libertà nello sperimentare, si può fare tutto, unico limite la propria fantasia e il proprio gusto. Ad esempio il risotto si manteca col burro? Non è detto, si può anche usare un pesto vegetale con olio d’oliva, come quello del Signor Pietro. Il sushi si fa col pesce crudo? Non solo, si abbina perfettamente a qualunque tipo di verdura e anche frutta (provate ad esempio con la banana). La maionese senza uova? E’ possibile, è una variante più leggera e priva di colesterolo… e si può andare avanti così all’infinito, in teoria non ci sono regole, o meglio nuove regole attendono si essere scoperte, anche da chi non è un cuoco stellato Michelin.
Ovviamente non sempre gli esperimenti riescono, ad esempio i Maki-sushi con il Carnaroli sono perfetti, mentre i California Roll un po’ meno perché i chicchi grossi del riso non permettono di avere una tenuta ottimale, ma l’importante è non arrendersi e continuare a sperimentare e innovare. Se poi il risultato è un piatto originale che ci piace e se i propri gusti incontrano quelli dei commensali, il successo è assicurato e sono soddisfazioni.
Alla prossima serata di maggio ci saranno altri “esperimenti”, le tradizioni di nord e sud Italia si incontreranno, entrambe rinnovate, e il dolce diventerà sano e leggero senza perdere la golosità. Sono curiosa di scoprire quale sarà il risultato.